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Investimenti in crowdfunding: l’Indagine di Opstart svela opportunità e falsi miti

Il crowdfunding in Italia è ormai diffuso da oltre 10 anni ma, nonostante il nostro Paese sia stato il primo in Europa a dotarsi di una disciplina specifica sul tema del crowdinvesting già nel lontano 2013, tra gli investitori c’è ancora oggi molta diffidenza verso questi strumenti. La motivazione è da ricercare soprattutto in una scarsa educazione finanziaria degli italiani, che prediligono prodotti a basso rischio e diffidano dagli investimenti alternativi e online, che invece potrebbero fruttare maggiori rendimenti una volta approfonditi gli strumenti finanziari offerti. 

Negli ultimi due anni è aumentata la familiarità con i concetti di inflazione (il 73,8% dichiara di sapere di cosa si parla) e di tasso di interesse semplice (46,5%). Diminuita, invece, la conoscenza dei concetti di diversificazione del rischio (54,6%), di relazione tra rischio e rendimento (46,6%) e di tasso di interesse composto, con poco più di un decisore finanziario su tre che dichiara di sapere di cosa si parla (38,1%)1.

Oggi, molti risparmiatori rischiano di perdere l’opportunità di ottenere rendimenti più elevati non sfruttando strumenti innovativi come il crowdfunding, che può invece rappresentare un valido alleato per diversificare e far crescere il proprio capitale.

A sottolinearlo è l’Indagine Crowdfunding 2024 di Opstart, il primo fintech hub in Italia che offre ad aziende e investitori tutti gli strumenti di finanza alternativa che si basano sul crowdfunding: equity, lending e debt crowdfunding. La ricerca è stata effettuata su un campione appartenente alla community di investitori Opstart e attraverso un sondaggio condotto in collaborazione con BVA DOXA su un campione rappresentativo della popolazione italiana 18-74 anni. 

Dall’identikit dell’investitore medio, ai suoi obiettivi d’investimento, ecco quanto è emerso.

Come investono gli italiani

L’Indagine Crowdfunding 2024 di Opstart rivela un quadro sfaccettato del comportamento degli investitori italiani. Il 54% degli intervistati nel sondaggio condotto con BVA DOXA ha infatti dichiarato di investire, mentre il restante 46% si tiene ancora lontano dal mondo degli investimenti. Tra chi sceglie di investire, il 51% segue un approccio prudente, prediligendo prodotti a basso rischio. Tuttavia, c’è una fetta significativa di investitori che adotta una strategia diversificata (46%) optando anche per prodotti ad alto rischio ma con maggior rendimento. Il 3%, infine, investe solo in prodotti ad alto rischio.

Degli investitori, il 39% si affida ai consigli della propria banca o consulente finanziario, mentre solo il 15% dimostra di avere un approccio più autonomo, esplorando anche opzioni alternative o online, come il crowdfunding. E proprio il crowdfunding, sebbene sia conosciuto da quasi la metà degli intervistati (44%), viene effettivamente utilizzato solo dal 6%

Questo dato evidenzia una forte diffidenza verso il crowdfunding che, sebbene sia considerato dal 25% come strumento di semplice utilizzo, uno su due (18%) lo ritiene un investimento ad alto rischio. Il 16% lo valuta poco affidabile, ma un altro 16% lo percepisce potenzialmente redditizio

In particolare, tra le caratteristiche del crowdfunding più apprezzate, c’è l’essere uno strumento di finanziamento dal basso (40%), che permette a piccoli investitori di contribuire a progetti in fase di avvio. Un terzo degli intervistati (36%) apprezza invece la diversificazione dei progetti oggetto di finanziamento, che consente di investire in una vasta gamma di iniziative, da quelle tecnologiche a quelle sostenibili. Inoltre, il 27% considera interessante la possibilità di ricevere ricompense legate alla propria partecipazione, che possono variare da quote di partecipazione a vantaggi esclusivi. 

Il crowdfunding come opportunità: equity e lending

Il crowdfunding rappresenta effettivamente un’opportunità per diversificare il portafoglio, con la possibilità di accedere a investimenti anche con somme contenute, a partire da soli 50 euro. I numeri di Opstart parlano chiaro: con un tasso d’interesse medio annuo lordo che va dal 7% al 12%, il crowdfunding si sta rivelando una soluzione vincente, specialmente tra i giovani. All’interno del fintech hub di Opstart, gli investitori hanno accesso a due principali forme di crowdfunding: equity e lending crowdfunding, ciascuna con caratteristiche e vantaggi differenti.

L’equity crowdfunding consente ai promotori di raccogliere capitale di rischio, offrendo agli investitori la possibilità di acquistare una quota dell’impresa e diventare soci a tutti gli effetti. In questo scenario, non si tratta di un prestito, bensì di un investimento che può portare guadagni significativi in caso di successo dell’azienda. È necessario per l’investitore prestare particolare attenzione e soprattutto affidarsi allo strumento in ottica di diversificazione, tuttavia, l’equity crowdfunding comporta anche il rischio di perdere l’intera somma investita qualora il progetto non andasse a buon fine, rendendolo un’opzione più adatta a persone consapevoli dei rischi connessi.

Dall’altra parte, il lending crowdfunding è una forma di finanziamento alternativo che si basa su un prestito tra privati tramite piattaforme online, destinato a finanziare progetti imprenditoriali. Questo strumento è nato principalmente per permettere alle aziende di diversificare i canali di finanziamento, affiancando al tradizionale prestito bancario anche altre forme di reperimento capitali complementari – e in certi casi sostitutive – come la finanza alternativa. Per gli investitori, chiamati “prestatori”, il lending offre interessanti opportunità di guadagno. Essi mettono a disposizione il proprio capitale, che viene restituito attraverso un piano di ammortamento mensile, maggiorato degli interessi concordati. Il lending crowdfunding è particolarmente apprezzato per la possibilità di iniziare a monetizzare subito il proprio investimento, con immobilizzi del capitale tra i 6 e i 17 mesi e la possibilità di partecipare con ticket d’ingresso molto bassi, rendendolo accessibile anche a investitori meno esperti o con risorse limitate.

Chi sceglie il crowdfunding: l’identikit dell’investitore italiano

Ma chi è l’investitore in crowdfunding in Italia? Uomo, laureato, tra i 30 e i 50 anni, residente nel Nord Italia. Ricopre una posizione lavorativa che non è necessariamente legata a un’educazione in ambito finanziario, eppure negli ultimi 2 anni ha concluso fino a 10 operazioni per un valore compreso tra 10mila e 50mila euro, e punta ad investire in crowdfunding ulteriormente nei prossimi 12 mesi. Obiettivo? Ottenere una rendita con interessi o dividendi. 

L’identikit dell’investitore medio italiano secondo l’Indagine Crowdfunding 2024 rivela attenzione e curiosità verso le opportunità offerte dal crowdfunding e nel potenziale di crescita del mercato. 

Secondo i dati elaborati da Opstart su un campione della propria base utenti, si tratta tendenzialmente di genere maschile (85%) mentre le donne rappresentano il 15%. La percentuale di investitrici sale a 18% nel caso in cui ci si riferisca all’equity crowdfunding, ovvero 2 punti percentuali sopra la media nazionale che si attesta al 16% secondo l’Osservatorio sul Crowdinvesting del Politecnico di Milano.  

Guardando all’età, gli investitori e le investitrici in crowdfunding si concentrano nella fascia tra  i 30 e i 50 anni (48%) oppure over 50 (41%). Tuttavia quasi 1 su 10 è under 30 (7%), rivelando un crescente interesse anche tra i giovani.

Nel 54,9% dei casi è in possesso di un titolo di laurea e dispone di una conoscenza finanziaria di base (23,1%), se non approfondita (14,4%). Questo livello di competenza si riflette anche nella gestione del portafoglio: il 27,3% ha investito meno di 10.000 euro, ma il 33,7% degli investitori ha destinato somme significative, comprese tra i 10.000 e i 50.000 euro, se non di più (27,1%).

Tra chi investe in crowdfunding, il 53,6% ha effettuato fino a 10 operazioni negli ultimi due anni, il 23% tra 11 e 50, l’11,6% più di 50, dimostrando una partecipazione attiva e costante nel mercato degli investimenti alternativi. Questi investitori non solo guardano al presente, ma nutrono un forte ottimismo verso il futuro: il 77,9% è infatti convinto che la propria situazione finanziaria migliorerà. 

Dove investe chi si affida al crowdfunding e con quale obiettivo?

Gli investitori che scelgono il crowdfunding tendono a diversificare i loro interessi in settori innovativi e ad alto potenziale di crescita. Tra le aree più gettonate troviamo la Green Economy, con il 51% che ha deciso di puntare su progetti sostenibili e a basso impatto ambientale. L’89,2% degli intervistati, infatti, attribuisce grande importanza al sostegno ad aziende sostenibili.

Al secondo posto emerge il Real Estate, con il 39% degli investitori interessato a opportunità nel settore immobiliare, seguito dal Fintech (21%) e dai Big Data (19%), settori che attraggono per le loro prospettive tecnologiche e di trasformazione digitale.

Anche il Food & Beverage (16%), il Fitness (15%), l’Health Care (15%) e l’ICT (14%) sono settori che catturano l’interesse di chi cerca investimenti più specifici. Meno rilevanti, invece, gli investimenti in ambito Cultura (9%), Marketing e Advertising (6%), e Blockchain e Criptovalute (1%). Chi si affida a questi strumenti cerca principalmente di diversificare il proprio portafoglio con obiettivi di lungo termine, puntando su settori in crescita e ad alto impatto economico e sociale. 

La geografia degli investimenti in Italia

L’analisi geografica degli investimenti in crowdfunding offre uno spaccato interessante sulla provenienza degli investitori italiani. Da Nord a Sud, alcune regioni e province emergono come veri e propri poli d’investimento, dimostrando un crescente interesse per il crowdfunding.

Le regioni che investono di più

L’analisi della provenienza regionale degli investitori in crowdfunding mostra una netta predominanza del Nord Italia, con la Lombardia che da sola raccoglie il 42% delle adesioni. Seguono l’Emilia-Romagna (11%), Piemonte (10%) e Veneto (10%). 
Nel Centro Italia a guidare sono il Lazio (6%) e la Toscana (3%), mentre Marche e Umbria incidono rispettivamente per il 2% e l’1%. Infine, la Campania (3%) spicca come principale regione di provenienza degli investitori in crowdfunding per il Sud e le Isole, seguita da Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia, ciascuna con l’1%. Chiudono la classifica Basilicata, Molise e Valle d’Aosta.

Le province che investono di più

L’analisi delle province italiane rivela che Milano è la principale protagonista degli investimenti in crowdfunding. Oltre un investimento su 10 (15%), infatti, viene registrato nel capoluogo lombardo che, grazie alla sua posizione di hub finanziario ed economico, attrae investitori interessati a settori innovativi come il fintech, i big data e la green economy. Al secondo posto Mantova, con il 7%. Bronzo per Torino, che raccoglie il 6%, dimostrando una solida partecipazione agli investimenti alimentata da un tessuto imprenditoriale dinamico, con particolare attenzione ai settori tecnologici e industriali. Seguono Bergamo e Brescia, entrambe con il 5%, confermando la forza economica delle province lombarde. Queste città, storicamente legate al manifatturiero, hanno visto una crescente apertura verso settori innovativi come il real estate e il food & beverage.

Roma si piazza al quinto posto con il 5% degli investitori, mantenendo una posizione di rilievo soprattutto grazie alla sua numerosa popolazione e alle opportunità legate all’immenso patrimonio culturale e al settore immobiliare. Altri centri significativi sono Bologna (3%), Como (3%), e le province di Padova, Reggio Emilia, Modena, Treviso, e Venezia, che condividono il 2% ciascuna. 

Queste aree rappresentano il cuore dell’attività di crowdfunding in Italia, mostrando una forte concentrazione di investitori nelle zone economicamente più dinamiche del Paese.

Investimenti in crowdfunding: Opstart svela i falsi miti

Il crowdfunding rappresenta un’opportunità di investimento accessibile a tutti, ma la scarsa educazione finanziaria in Italia continua a frenarne la diffusione su larga scala. Nonostante l’esistenza di questo strumento da oltre dieci anni, molti investitori rimangono diffidenti, influenzati da falsi miti e luoghi comuni

Secondo l’Indagine di Opstart e i dati elaborati dal sondaggio condotto con BVA DOXA, permangono infatti diverse barriere che frenano la diffusione del crowdfunding in Italia, prima tra tutte la diffidenza (33%), seguita dalla mancanza di informazioni trasparenti sugli strumenti disponibili (31%) e un rischio troppo alto di perdita del capitale (25%). In percentuale minore, subentrano motivazioni quali guadagni insufficienti a fronte del rischio (16%), mancanza di liquidità in caso di disinvestimento (15%), mancanza di regolamentazione (15%), costi associati (10%), investimento d’ingresso troppo alto (10%), scarsa diversificazione (9%) e una pessima esperienza pregressa (4%).

Proprio per abbattere queste barriere, Opstart si impegna attivamente a promuovere l’educazione finanziaria attraverso la sua campagna mirata a sfatare i falsi miti legati al crowdfunding, così da rendere questo strumento sempre più accessibile e comprensibile. A dimostrarlo anche i numeri: con oltre 600 imprese italiane e più di 173 milioni di capitali raccolti, Opstart si afferma come una piattaforma per investimenti in crowdfunding innovativa e alla portata di tutti. 

Dal rischio truffe alla reale utilità del crowdfunding a livello anche sociale, Opstart risponde ai dubbi più comuni. 

È possibile investire in crowdfunding in modo sicuro?

Non bisogna temere che gli investimenti in crowdfunding siano delle truffe. Il settore del crowdfunding infatti è regolamentato da norme stringenti, come il recente Regolamento Europeo 2020/1503 sul crowdfunding entrato in vigore a novembre 2023, che tutela gli investitori attraverso una supervisione ancora più rigida con misure di trasparenza e sicurezza. Inoltre, i portali di crowdfunding, devono essere autorizzati per operare e sono sottoposti alla vigilanza della Consob e della Banca d’Italia, il che contribuisce a garantire una maggiore tutela per gli investitori e a ridurre potenziali rischi. Piattaforme come Opstart sono sottoposte a rigorosi controlli e adottano standard elevati nella selezione delle campagne, garantendo agli investitori un ambiente sicuro in cui operare. Su Opstart, oltre 3000 investitori arrivano a maturare fino al 10% di interessi lordi all’anno anche investendo piccole cifre, smentendo così la credenza comune che il crowdfunding porti guadagni insufficienti a fronte del rischio. 

Per investire in crowdfunding servono tanti capitali?

Uno dei falsi miti più comuni è che per investire in crowdfunding servano ingenti capitali. In realtà, questo strumento è progettato proprio per essere accessibile a una vasta platea di investitori. Il crowdfunding consente infatti di partire con somme minime, che vanno dai 50 euro per il lending crowdfunding ai 250 euro per l’equity crowdfunding, rendendo possibile per chiunque, anche per i giovani o chi dispone di capitali ridotti, avvicinarsi al mondo degli investimenti e iniziare a costruire un portafoglio diversificato.

Con il crowdfunding si rischia di perdere capitale?

Come anticipato, l’equity crowdfunding è uno strumento illiquido nel breve termine, che si basa sull’andamento futuro dell’azienda e per il quale si consiglia di diversificare gli investimenti. 

Il lending crowdfunding è invece un vero e proprio finanziamento, liquido fin da subito perché si basa su un piano di ammortamento mensile che ritorna agli investitori gli interessi e capitale con tassi di interesse molto favorevoli. Su Opstart/Crowdlender, ad esempio, il tasso di successo delle campagne, ovvero delle aziende che hanno e stanno rimborsando nei tempi giusti interessi e capitale, è del 98%, grazie a una selezione molto attenta delle campagne che vanno online sulla piattaforma.

Bisogna essere esperti di finanza per investire?

Un’altra convinzione errata è che sia necessario essere esperti di finanza per investire. Grazie a piattaforme come Opstart, invece, l’accesso al crowdfunding diventa semplice e trasparente. Gli investitori possono consultare facilmente tutte le informazioni chiave sulle campagne in corso, e la piattaforma stessa mette a disposizione risorse educative per chi vuole approfondire le proprie conoscenze finanziarie. Anche chi ha competenze finanziarie di base può così sentirsi sicuro nell’intraprendere questo percorso, grazie alla chiarezza delle informazioni fornite.

Investire in crowdfunding aiuta l’economia italiana?

Investendo in crowdfunding, si contribuisce infine a sostenere l’economia reale italiana. Opstart ad esempio, attraverso la sua piattaforma e i suoi investitori, ha finanziato oltre 600 imprese italiane e creato una community del fintech hub da oltre 60mila persone.

In sintesi, il crowdfunding non è solo uno strumento innovativo per diversificare il portafoglio, ma anche un’opportunità concreta per chiunque desideri avvicinarsi al mondo degli investimenti, con particolare attenzione alle nuove generazioni che possono iniziare con somme ridotte. La chiave per sfruttare al meglio questa opportunità risiede nell’educazione finanziaria: più conosciamo il funzionamento del crowdfunding e i suoi vantaggi, più saremo in grado di investire con fiducia e consapevolezza, promuovendo una crescita economica inclusiva e sostenibile.

Vuoi consultare il survey completo elaborato in collaborazione con BVA DOXA? Scaricalo qui:


Nota metodologica
L’Osservatorio Crowdfunding 2024 di Opstart è stato realizzato analizzando un campione di oltre 1.000 persone appartenente alla community di investitori Opstart e attraverso un sondaggio condotto in collaborazione con BVA DOXA su un campione di oltre 1.000 persone rappresentativo della popolazione italiana. 


  1. Rapporto Comitato Edufin 2023 Doxa ↩︎