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Uno chef a casa tua: il servizio innovativo di Fome sbarca su Opstart

Fome è una piattaforma che consente di prenotare uno chef a domicilio per la preparazione di interi piani alimentari settimanali. La società propone un servizio pratico e innovativo che permette alle persone di ottimizzare il tempo a disposizione e godersi pasti sani e gustosi in modo semplice e senza troppi impegni.

Dopo aver già raccolto 100.000€, Fome è in campagna di equity crowdfunding su Opstart con il suo secondo periodo d’offerta. Per l’occasione il nostro CEO Giovanpaolo Arioldi ha intervistato Joshua Priore, founder della società.

Fome si presenta come un servizio innovativo che permette di prenotare uno chef a domicilio per la preparazione di interi piani alimentari settimanali. Come è nato il progetto e qual è stata l’ispirazione dietro questa idea?

Il progetto è nato da una necessità piuttosto semplice: mangiare bene a casa propria, soprattutto quando il tempo scarseggia. Mia moglie e io, napoletani di nascita ma ormai milanesi d’adozione da oltre 10 anni, ci siamo resi conto che tra lavoro e impegni personali, trovare il tempo per cucinare un pasto decente è una vera impresa. La soluzione più comune? Piatti “industriali” o l’ennesima consegna a domicilio, ma diciamocelo, a lungo andare stanca.

Qualche mese fa, chiacchierando con una coppia di amici, ci hanno raccontato la loro strategia: dedicare il sabato intero alla preparazione di sughi, contorni, marinature, insomma un’operazione logistica degna di una cucina stellata. Una soluzione ingegnosa, certo, ma sacrificare un giorno del weekend per “lavorare” in cucina ci sembrava un po’ troppo.

È lì che ci siamo detti: e se ci fosse qualcuno che potesse fare tutto questo per noi? Ma non un classico chef a domicilio in giacca bianca, piuttosto una versione moderna della “mamma” o della “nonna” che arriva con le sue pentole e padelle e riempie il frigo di bontà fatte in casa. Ed è così che è nata l’idea di Fome.

Secondo te, quali sono i principali punti di forza che rendono Fome un servizio innovativo e unico nel suo genere? A quale target di clienti pensate di rispondere maggiormente?

Fome è unico perché affronta un problema evidente con una soluzione semplice e accessibile. È un classico caso di “win-win.” Da un lato, gli chef ne traggono vantaggio: finalmente possono dire addio agli orari massacranti della ristorazione tradizionale e dedicarsi a più clienti, dando libero sfogo alla loro creatività in cucina. Dall’altro lato, ci sono le famiglie e i professionisti che possono smettere di passare le serate a combattere con i fornelli per mettere in tavola qualcosa di più creativo della solita pasta al volo.

Il nostro target? Soprattutto i professionisti – single o in coppia – tra i 26 e i 50 anni che vivono a un ritmo frenetico e non hanno sempre il tempo (o la voglia) di cucinare. E poi ci sono le famiglie, incluse quelle numerose, che cercano un modo per variare la loro dieta senza dover pianificare ogni pasto nei minimi dettagli. Pensiamo anche a chi deve seguire diete specifiche prescritte da nutrizionisti: Fome diventa un alleato prezioso per trasformare le restrizioni in gustose opportunità.

Avete concluso con successo una prima campagna di equity crowdfunding raccogliendo 100.000€, e ora siete nel pieno del vostro secondo periodo d’offerta. Come pensate di utilizzare i capitali raccolti da entrambe le operazioni?

Come indicato nel nostro business plan, il capitale raccolto sarà destinato principalmente alle attività di vendita. Il nostro obiettivo è chiaro: posizionare il prodotto sul mercato, far crescere la community e costruire un team dedicato che possa seguire da vicino sia gli chef che i consumatori.

Con oltre 10 anni di esperienza nel mondo delle startup, durante i quali ho raccolto circa 2 milioni di euro di investimenti e generato altrettanto in fatturato, ho imparato che il successo passa necessariamente dall’individuazione dei KPI (indicatori chiave di prestazione) giusti. Il focus sarà quindi su come ridurre il costo di acquisizione del cliente (Customer Acquisition Cost – CAC) e aumentare il ricavo proveniente da un singolo cliente nel tempo Lifetime Value (LTV).

Gli investimenti di questa fase ci permetteranno di mettere le basi per capire quali sono i canali di acquisizione più efficaci e quali funzionalità del servizio meritano ulteriori investimenti. In sostanza, questi capitali saranno la nostra “palestra” per testare, ottimizzare e prepararci alla seconda fase di crescita, quella in cui puntiamo a scalare davvero.

Attualmente la piattaforma è in fase di sviluppo, e il lancio inizierà dalla città di Milano. Quali sono i vostri obiettivi futuri? Avete in programma di espandere Fome anche a livello internazionale?

Assolutamente sì! Prima di tutto, vogliamo assicurarci di avere un impatto significativo su Milano, una città dinamica ma tutt’altro che semplice. Una volta compreso il nostro tasso di penetrazione in un mercato così competitivo, il piano è di espanderci in altre città dove la vita frenetica e l’immigrazione giovanile per studio o lavoro sono all’ordine del giorno. Londra, Berlino, Parigi… sono tutte mete naturali per Fome.

L’obiettivo a lungo termine è portare il nostro servizio innovativo oltre i confini italiani, ma vogliamo farlo con una strategia solida, replicando il modello di successo sperimentato a Milano. In breve, partire da Milano è il nostro banco di prova per prepararci a una crescita internazionale.

Nonostante la tua giovane età, hai già accumulato una significativa esperienza imprenditoriale e raggiunto importanti traguardi. Che consigli daresti a un aspirante imprenditore o imprenditrice che vorrebbe avviare la propria attività, ma è frenato dal timore di un possibile insuccesso sul mercato?

Il primo consiglio che darei è: studia a fondo il settore in cui vuoi avviare la tua attività. Non mi riferisco alle procedure legali per aprire una SRL italiana o una C-Corp americana, ma piuttosto capire quali sono i fattori chiave che portano un business al successo nelle sue fasi iniziali. È vero che nel mondo delle startup spesso ci si lancia dal dirupo per costruire il paracadute in caduta libera, ma l’importante è avere già in tasca gli strumenti per costruirlo rapidamente.

Il “dirupo” dal quale ti lanci è proporzionale al capitale che hai a disposizione e alla velocità con cui lo bruci. Meno capitale hai, più devi essere rapido ed efficace nell’execution. Tutti possono avviare una startup, e tutti possono fallire. La differenza sta nella conoscenza del tuo mercato, del tuo prodotto e di quello dei tuoi concorrenti. Solo così aumenti le tue chance di sopravvivere e, se sei davvero bravo, di crescere.

Non lasciarti frenare dal timore dell’insuccesso; fai della conoscenza e della preparazione il tuo paracadute. Il fallimento è una possibilità concreta, ma è anche un maestro eccezionale. L’importante è imparare a conoscere il “terreno” prima di lanciarsi.

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