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Minibond: vantaggi e svantaggi per gli investitori

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I Minibond rappresentano una nuova opportunità di investimento per gli investitori che vogliono diversificare il proprio portafogli puntando sugli strumenti più innovativi della finanza alternativa. Introdotti a partire dal 2012, sono titoli di debito a medio o lungo termine di importo inferiore a 50 milioni di euro, emessi da società italiane quotate o non quotate: uno strumento finalizzato a favorire la crescita delle PMI rendendo più accessibili gli strumenti di credito. Lo stesso vantaggio riguarda gli investitori: i Minibond hanno un costo inferiore rispetto ai Bond tradizionali e alle azioni, quindi sono accessibili a più categorie economiche di investitori.

La maggiore accessibilità non riguarda solo l’aspetto economico, ma anche quello pratico e infrastrutturale: la Legge di Bilancio del 2019 ha attuato alcune modifiche al TUF (Testo Unico Finanziario) includendo le piattaforme di crowdfunding autorizzate dalla Consob fra i soggetti che possono gestire la compravendita di Minibond. Queste operazioni, infatti, prima erano riservate a banche, SIM e imprese di investimento, con procedure spesso lunghe e complesse. Le divisioni di debt crowdfunding dedicate specificamente ai Minibond dalle piattaforme di crowdfunding, come Crowdbond di Opstart, rendono più semplice accedere a questi tipi di investimenti. Con l’entrata in vigore del Regolamento ECSP, approvato dal Parlamento europeo nell’ottobre 2021 e ufficialmente operativo dal 2023, sono anche cadute le restrizioni sulle categorie di investitori che possono acquistare questi strumenti.

Chi può investire in Minibond?

La normativa italiana stabiliva che la sottoscrizione di Minibond fosse riservata agli investitori istituzionali e professionali (banche, fondazioni bancarie, assicurazioni, fondi, imprese di investimento, Sim, autorità istituzionali, incubatori di startup, amministratori di PMI ecc.).

Gli investitori non professionali potevano acquistare Minibond solo se dichiaravano di essere consapevoli dei rischi e rientravano in alcune condizioni economiche.

Secondo il report dell’Osservatorio Minibond del Politecnico di Milano, quindi, fino a oggi gli investitori in Minibond sono stati per la maggior parte banche e fondi di private debt, ma questo dato potrebbe presto cambiare con l’ingresso degli investitori non sofisticati (ovvero retail) nel mercato.

Il Regolamento ECSP, infatti, valido in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, ha stabilito che tutti gli investitori, sofisticati e non, possono sottoscrivere Minibond, se questi sono emessi da Spa.

Minibond: i vantaggi per gli investitori

Investire in Minibond offre sia vantaggi che svantaggi. Analizziamo nel dettaglio i primi:

  • diversificazione del portafogli e conseguente riduzione del rischio complessivo;
  • accesso a titoli di debito con soglie minime di investimento inferiori ai normali Bond;
  • buon rapporto tra rischio e rendimento;
  • tassi di interesse più alti rispetto ad altri strumenti;
  • possibilità di sottoscrizione tramite le piattaforme di crowdfunding, che svolgono un’accurata valutazione dell’affidabilità creditizia delle imprese emittenti;
  • frequente possibilità di esercitare l’opzione put, cioè il diritto di vendere i titoli a un determinato prezzo entro una certa data.

Minibond: gli svantaggi per gli investitori

Come anticipato precedentemente, i Minibond possono presentare numerosi vantaggi ma anche degli svantaggi per gli investitori, che devono valutare accuratamente pro e contro. Sono infatti strumenti finanziari che possono avere un rischio elevato, seppure inferiore ad altri prodotti fintech come le quote acquistate in equity crowdfunding. Inoltre, gli investimenti in Minibond tendono a essere scarsamente liquidi, anche se uno degli obiettivi della nuova regolamentazione europea sul crowdfunding è favorire l’istituzione di bacheche elettroniche per il mercato secondario. Inoltre, le aziende possono anche decidere di quotare i Minibond, rendendoli così titoli liquidi.

Alcuni investitori possono preferire alcune caratteristiche del prestito rispetto ad altre, come ad esempio cedole periodiche piuttosto che interessi completamente anticipati e rimborso a bullet. Le formule sono tante ed è sempre l’impresa emittente, insieme ai diversi advisor, a stabilire le condizioni della sottoscrizione. Un ulteriore elemento da considerare è che le imprese emittenti possono prevedere l’opzione call, speculare all’opzione put: in questo caso l’impresa ha il diritto di riacquistare i titoli a propria discrezione rimborsando l’investitore prima della scadenza del titolo; per esempio, nel caso in cui abbia la possibilità di emetterne di nuovi e rifinanziarsi a condizioni migliori. Per conoscere tutte le caratteristiche di ciascuna offerta è buona regola approfondire la documentazione che viene resa disponibile e, in particolare, il regolamento del prestito, cioè quel documento che riepiloga tutti i dettagli dell’emissione.

Ora che hai scoperto tutti i vantaggi e gli svantaggi dei Minibond, continua ad approfondire gli strumenti di finanza alternativa leggendo gli articoli presenti sul blog!