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Crowdfunding e nuove generazioni: come investono i giovani?

Il mondo degli investimenti nell’ultimo decennio ha conosciuto una trasformazione profonda, spinta non solo dall’innovazione tecnologica e dalla digitalizzazione, ma anche da un cambiamento generazionale nell’approccio ai temi finanziari. Oggi l’investitore tipo, in Italia, ha un’età media di 61 anni. I Baby Boomer e la Generazione X, però, cresciuti in un contesto di relativa stabilità economica e abituati a investimenti tradizionali come titoli di Stato, obbligazioni e immobili, stanno progressivamente lasciando spazio a due nuove generazioni di investitori: i Millennial (nati tra il 1981 e il 1996) e la Generazione Z (nati dal 1997 fino al 2012). Come investono e ci sarà spazio per il crowdfunding nei portafogli delle nuove generazioni di investitori?

Questi giovani adulti portano con sé un approccio radicalmente diverso al denaro e agli investimenti. Più digitali, più attenti al contesto socio-ambientale e spesso con meno capitale iniziale a disposizione, i Millennial e i Gen Z si muovono in un ecosistema finanziario sempre più digitale e in continua evoluzione, cercando strumenti più accessibili, trasparenti e coerenti con i propri valori. 

Con particolare riferimento al contesto italiano, queste generazioni si differenziano dalle precedenti anche per un interesse maggiore per l’educazione finanziaria, sia grazie a una crescente accessibilità alla formazione online, sia per l’attivazione delle istituzioni nella proposta di un’offerta formativa attraverso canali ufficiali.

In questo scenario, è interessante analizzare quanto investono le nuove generazioni, quali canali prediligono, che tipo di strumenti scelgono – dai PAC ai robo-advisor, dagli ETF fino al crowdfunding – e quali differenze emergono rispetto agli investitori delle generazioni precedenti. 

Le nuove generazioni e il rapporto con il denaro

Millennial e Gen Z hanno un rapporto con il denaro molto diverso da quello delle generazioni precedenti. Cresciuti in un contesto economico più instabile – segnato dalla crisi del 2008, dalla pandemia e da un’inflazione in impennata negli ultimi anni –, questi giovani hanno dovuto confrontarsi precocemente con l’incertezza, il lavoro precario e il caro vita. Eppure, proprio queste difficoltà hanno generato una maggiore consapevolezza dell’importanza della pianificazione finanziaria.

Mentre i Baby Boomer e parte della Gen X potevano contare su certezze come il posto fisso, le pensioni retributive e l’acquisto della prima casa già in giovane età, i Millennial e i Gen Z spesso devono fare i conti con carriere non lineari, mobilità lavorativa, affitti elevati e fragili prospettive del sistema previdenziale. Questo ha ridotto la loro capacità di risparmio, ma ha aumentato il bisogno di far fruttare anche piccole somme.

La reazione a questo scenario è una mentalità finanziaria più pragmatica e sperimentale:

  • maggiore propensione alla flessibilità: le nuove generazioni sono meno legate all’idea dell’investimento a lungo termine “blindato” e cercano strumenti più liquidi, facilmente accessibili e gestibili online;
  • informazione e autodidattismo: grazie a contenuti su blog, social e YouTube, molti giovani acquisiscono nozioni di finanza personale in autonomia. Il rischio è la disinformazione, ma cresce anche la consapevolezza e la predisposizione all’educazione finanziaria;
  • digitalizzazione e disintermediazione: il mobile banking è la norma, le piattaforme di investimento sono preferite rispetto ai canali tradizionali e la priorità sono soluzioni personalizzabili e trasparenti, con crescente diffidenza verso intermediari costosi e poco chiari. Molti giovani manifestano il bisogno di avere una figura di consulenza di riferimento, ma rilevano poca trasparenza e disponibilità nei consulenti finanziari tradizionali.

In un’indagine pubblicata da Deloitte nel 2025, il 70% della Gen Z e il 59% dei Millennial dichiara di dedicarsi a migliorare le proprie competenze finanziarie e di essere attivamente impegnato nel controllo del proprio budget. Quasi la metà delle persone di queste generazioni, infatti, non si sente finanziariamente sicura. Ecco perché la propensione all’investimento si scontra con la difficoltà a risparmiare e cerca sbocco in strumenti di investimento che consentano di partire da piccole cifre.

Come investono i Millennial e la Gen Z

Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse delle giovani generazioni per gli investimenti, più marcatamente in Europa, ma lentamente anche in Italia. A frenare è soprattutto la difficoltà di mettere da parte dei risparmi, ma grazie alla crescente disponibilità di strumenti digitali e app per il micro-investimento è aumentato l’accesso di Millennial e Gen Z agli investimenti: oggi circa la metà di loro possiede almeno un investimento.

I dati di Assogestioni evidenziano una timida crescita della presenza giovanile nelle sottoscrizioni ai fondi comuni di investimento, che sono ancora per lo più appannaggio dei Baby Boomer, ma è negli strumenti digitali, disintermediati e alternativi che questa presenza si fa sentire maggiormente.

Millennial e Gen Z prediligono strumenti digitali, semplici e a basso costo, con cui investire in autonomia:

  • app di investimento; 
  • piattaforme di robo-advisory;
  • portali di crowdfunding; 
  • funzionalità fintech integrate nei servizi bancari.

In particolare, la Gen Z mostra una forte preferenza per la user experience fluida e intuitiva: interfacce chiare, mobile-first, onboarding rapido.

Gli strumenti finanziari più popolari tra i giovani investitori sono:

  • ETF (Exchange Traded Funds) per l’alta diversificazione e i bassi costi;
  • PAC (Piani di Accumulo Capitale) per la semplicità di investire piccole cifre in modo ricorrente;
  • criptovalute, molto attraenti per la loro innovatività, soprattutto per la Gen Z, ma con una maggiore cautela rispetto agli anni passati;
  • crowdfunding, in crescita tra chi cerca progetti innovativi, socialmente rilevanti e accessibili economicamente.

Le differenze con Gen X e Baby Boomer sono marcate:

Baby Boomer / Gen XMillennial / Gen Z
Obiettivo primarioAccumulazione patrimonialeIndipendenza e flessibilità
Strumenti preferitiObbligazioni, fondi bancari, immobiliETF, PAC, crowdfunding, cripto
CanaleBanche e consulentiApp fintech e piattaforme online
Ticket medioElevato Ridotto 
Orizzonte temporaleLungo (pensionistico)Misto (da medio-breve a lungo)

Giovani e investimenti sostenibili

Una delle caratteristiche distintive delle nuove generazioni è l’attenzione ai temi ambientali e sociali. Questo si riflette anche nelle scelte di investimento: Gen Z e Millenial si dimostrano più interessati agli investimenti ESG, all’impact investing e alle startup a vocazione sociale

I giovani investitori vogliono coniugare rendimento economico e impatto positivo sul mondo. Per loro, investire non è soltanto una strategia patrimoniale: è anche una forma di espressione personale e di partecipazione alla trasformazione sociale e ambientale.

Gen Z e Millennial, sempre secondo il report di Deloitte, utilizzano il criterio della sostenibilità ambientale per scegliere cosa acquistare, dove lavorare e anche come investire.

Crowdfunding e nuove generazioni

L’opportunità di accedere a tanti investimenti sostenibili è solo una delle ragioni per cui anche il crowdfunding per le nuove generazioni è emerso come strumento in linea con la mentalità e le loro esigenze: 

  • soglie di accesso molto basse (da 50 a 250 €);
  • nessuna intermediazione;
  • possibilità di diversificazione;
  • totale digitalizzazione del processo;
  • alta percentuale di progetti innovativi e di sostenibilità;
  • coinvolgimento diretto.

I dati del report annuale dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano rilevano di anno in anno che le fasce d’età più giovani crescono sempre di più tra gli investitori in crowdfunding italiani: la fascia più rappresentata secondo il report del 2025 è quella fra 36 e 40 anni. A livello europeo la tendenza è ancora più marcata: secondo una ricerca dell’Università del Piemonte Orientale, tra Italia, Francia e Belgio il 75% degli investitori crowd in startup ha tra i 21 e i 40 anni. Possiamo dunque affermare che il crowdfunding è uno strumento conosciuto dalle nuove generazioni.

Rischi e consapevolezza finanziaria

L’aumento dell’interesse verso gli investimenti da parte di Millennial e Gen Z è senza dubbio un segnale positivo. Ma accanto all’entusiasmo, è fondamentale parlare di consapevolezza finanziaria e del rapporto con il rischio. Perché, se da un lato le nuove generazioni sono curiose e intraprendenti, dall’altro rischiano di sottovalutare la complessità dei mercati e lasciarsi influenzare da trend online e promesse ingannevoli.

L’accesso sempre più facile agli strumenti digitali ha ridotto drasticamente le barriere d’ingresso agli investimenti, favorendo il fai da te. Ma questo comporta anche rischi:

  • app di trading e piattaforme basate su gamification possono dare un’illusione di competenza;
  • l’abbondanza di contenuti finanziari su TikTok, Instagram o YouTube rischia di diffondere informazioni errate o incomplete e rende difficile identificare le fonti autorevoli;
  • la velocità con cui si può aprire un account e investire può spingere all’impulsività, senza un reale piano finanziario.

D’altra parte, se è vero che l’educazione finanziaria e l’interesse a svilupparla sono in continua crescita, i dati OCSE mostrano che in Italia anche tra i giovani le competenze finanziarie restano mediamente basse e la strada da fare è ancora lunga.

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