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Networking e crowdfunding: perché i contatti sono ancora più strategici del capitale

Il capitale non è l’unica risorsa su cui costruire il successo di un’azienda. Questo vale ancora di più se si parla di una campagna di crowdfunding, contesto in cui la raccolta di capitali dipende direttamente dalla capacità di coinvolgere quante più persone possibili e persuaderle a diventare investitori. Per questo motivo, il networking si conferma uno degli strumenti più potenti a disposizione di chi lancia una startup, sviluppa un’idea imprenditoriale o cerca capitali per crescere.

Il crowdfunding da un lato ha bisogno del networking, dall’altro lo stimola e rappresenta un’occasione per costruire o rafforzare un ecosistema di contatti strategici che possono accompagnare l’impresa ben oltre la chiusura della raccolta.

In questo articolo esploreremo come il networking sia un alleato fondamentale prima, durante e dopo una campagna di crowdfunding. Vedremo che i contatti giusti – investitori, partner, mentor, fornitori, clienti – sono spesso più preziosi del capitale raccolto. E il crowdfunding, se affrontato con la giusta visione, non è solo uno strumento di finanziamento, ma una leva strategica di posizionamento e crescita.

Il crowdfunding come leva per il networking

Uno degli aspetti spesso sottovalutati del crowdfunding è la sua capacità di generare relazioni. Spesso ci si concentra solo sull’obiettivo economico – raccogliere capitali – trascurando il fatto che una campagna di successo è, prima di tutto, una potente macchina relazionale.

Fare crowdfunding significa aprire la propria azienda, il proprio progetto, al mondo esterno. Ogni campagna porta l’azienda in contatto con una varietà di interlocutori: non solo investitori retail e professionali, ma anche potenziali partner commerciali, fornitori, clienti. Una campagna ben progettata non raccoglie solo denaro, ma costruisce anche capitale relazionale.

Chi fa crowdfunding con questa consapevolezza, costruendo e coltivando relazioni autentiche lungo il percorso, moltiplica il valore della propria raccolta al di là di quello meramente economico.

Una delle principali leve di crescita per le startup è l’accesso a un network strutturato di stakeholder: il crowdfunding fatto bene offre accesso a un primo livello di questa rete, abilitando la successiva attrazione di nuovi capitali, partnership strategiche, consulenze professionali.

Costruire una community prima della campagna

Il successo di una campagna di crowdfunding si costruisce molto prima del lancio della raccolta online e si fonda sulle attività di lead generation e networking. 

In questa fase è necessario generare uno zoccolo duro di sostenitori pronti a investire nella campagna al momento stesso dell’apertura, nelle prime 24-72 ore, in modo da dimostrare l’attrattiva del progetto e fare da traino per altri investitori.

Ma come costruire un network utile prima della campagna?

Ecco alcune strategie efficaci:

  • mappatura dei contatti attuali: fare un elenco di tutte le persone con cui si hanno già relazioni professionali o personali rilevanti. Il “primo cerchio” è sempre la migliore base di partenza;
  • coinvolgimento dei contatti già esistenti e stimolo al passaparola;
  • creazione di una mailing list suddivisa in segmenti di pubblico;
  • costruzione di una attiva presenza online su social media e motori di ricerca per raccogliere i contatti di persone interessate con cui alimentare la mailing list e creare una community attraverso la condivisione di contenuti e l’interazione;
  • invio di email e newsletter personalizzate in base ai diversi tipi di utenti;
  • personal branding dei founder;
  • contatto diretto con potenziali investitori più interessati;
  • partecipazione a eventi (di settore o generalisti).

In questa fase, occorre condividere una visione e chiedere fiducia, prima ancora di vendere il progetto. Un network ben coltivato, attivato con autenticità e trasparenza, è la base da cui parte ogni campagna di crowdfunding vincente.

Il networking durante la campagna

Una volta lanciata, la campagna entra nella fase più dinamica e concitata. È il momento in cui il networking deve passare da strategia preparatoria a leva operativa: il capitale relazionale raccolto durante la fase pre-campagna va attivato giorno per giorno, con azioni mirate a condurre ogni contatto all’ultimo passaggio, l’investimento, e al passaparola.

Se il lavoro preliminare è stato fatto bene, si avranno subito i primi investimenti una volta inviato l’annuncio ufficiale del lancio e un reminder a chi aveva manifestato interesse a partecipare. Questi primi investitori vanno poi coinvolti nella promozione della campagna, in modo che diventino a loro volta megafono e testimonial.

Per sfruttare questa spinta iniziale, occorre continuare con le attività avviate prima del lancio: contenuti online, email marketing, comunicazione online. Quando la campagna è online, può essere utile anche organizzare sessioni di Q&A live con il team oppure webinar, cercare visibilità nella stampa online e offline e condividere countdown e tappe raggiunte.

In questa fase, poi, acquisisce molta rilevanza il contatto one-to-one: i potenziali investitori possono avere necessità di contatto diretto (per esempio una telefonata) in modo da fornire tutte le informazioni utili e rispondere a ogni eventuale domanda.

Ove possibile, è una buona idea organizzare anche eventi dal vivo, perché il rapporto faccia a faccia è molto prezioso per creare fiducia.

Il networking post-campagna

La chiusura di una campagna di crowdfunding è un traguardo, ma anche un punto di partenza. Se la raccolta è andata a buon fine, significa che l’azienda ha ottenuto non solo capitali, ma anche fiducia. Ed è proprio da questa fiducia che parte il lavoro di costruzione di un ecosistema relazionale duraturo, capace di sostenere la crescita futura.

È doveroso coltivare la community degli investitori condividendo aggiornamenti regolari sull’andamento dell’azienda, nuovi progetti, obiettivi raggiunti, ma anche criticità. Soprattutto nel caso dell’equity crowdfunding, coinvolgere gli investitori in attività di co-creazione, testing o sondaggi li farà sentire davvero partecipi del progetto di cui sono diventati soci.

Questo approccio non solo rafforza il legame tra azienda e investitori, ma trasforma questi ultimi in ambasciatori del brand. Un investitore soddisfatto può parlare del progetto in contesti professionali, suggerire miglioramenti, presentare potenziali partner o collaboratori.

Una comunicazione aperta, trasparente e continua con la propria community rafforza la reputazione dell’azienda e genera un circolo virtuoso: un’eventuale successiva campagna di crowdfunding partirà già con un’ottima base di potenziali sostenitori.

Gli investitori del crowdfunding, inoltre, spesso sono proprio i clienti dell’azienda o comunque persone in target per il prodotto o servizio dell’azienda, quindi il networking si traduce anche nell’opportunità di ampliare la propria clientela e fidelizzarla a lungo termine. A fare la differenza tra una raccolta discreta e circoscritta e un progetto capace di crescere nel tempo è, quindi, la qualità del networking: ecco perché è fondamentale non focalizzarsi solo sul denaro da portare a casa quando si porta avanti una campagna di crowdfunding, ma anche sulle modalità relazionali con cui si raggiunge quell’obiettivo.

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