La Giornata Mondiale dell’Imprenditore è il 21 agosto, data scelta nel 2010 dalle Nazioni Unite per promuovere la cultura imprenditoriale, riflettere su cosa significhi fare imprenditoria nel tempo e valorizzare il ruolo degli imprenditori e delle imprenditrici nello sviluppo economico e sociale.
La giornata mondiale dell’imprenditore è un’occasione per fare il punto sulla situazione dell’imprenditoria italiana, che secondo i dati di Unioncamere e ISTAT è soprattutto piccola imprenditoria: le imprese registrate in Italia sono circa 6 milioni, di cui circa 4,4 milioni attive, e di queste il 99% sono PMI. Le microimprese – aziende con meno di 10 addetti – da sole costituiscono addirittura oltre il 90% del totale.
La pandemia del 2020 ha imposto una brusca frenata alla natalità imprenditoriale in Italia, che ha ripreso a crescere dal 2023 ma non è ancora tornata ai livelli pre-Covid: nel 2024 sono nate circa 300.000 nuove imprese, contro le oltre 350.000 del 2019.
Dal punto di vista anagrafico, l’età media degli imprenditori italiani è di circa 51 anni, ma cresce il peso delle imprese giovanili, guidate da under 35, soprattutto nei settori digitali, green e del food. Le imprese guidate da donne al 2024 erano pari a circa 1,3 milioni, circa il 22% del totale, in lenta crescita nell’ultimo decennio.
L’ecosistema startup, infine, vede in leggera diminuzione il numero di startup innovative, che per gli ultimi dati disponibili del 2024 erano poco meno di 13.000. Crescono, però capitale sociale e valore della produzione delle startup.
Per celebrare la giornata mondiale dell’imprenditore vediamo alcuni esempi di successo che hanno lasciato o stanno lasciando il segno nel loro settore e nell’economia italiana.
Leonardo Del Vecchio: dalle origini difficili all’impero Luxottica
Una delle storie imprenditoriali più emblematiche e d’ispirazione del nostro Paese è quella di Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica.
Nato nel 1935 in un quartiere modesto di Milano, Del Vecchio perse il padre prima di nascere e a 7 anni fu affidato all’orfanotrofio dei Martinitt, dove restò fino alla fine delle scuole medie. Questo contesto gli impose una disciplina che, se non fu responsabile della più felice delle infanzie, fu alla base della sua carriera. A 15 anni iniziò a lavorare in una fabbrica produttrice di medaglie e coppe, mentre frequentava corsi serali di incisione e disegno tecnico. Durante la successiva esperienza come operaio in una fabbrica di incisioni metalliche in Trentino, maturò l’intuizione di specializzarsi nella produzione di componenti per occhiali, un settore all’epoca ancora artigianale e frammentato, ma promettente.
Nel 1961 Del Vecchio fondò Luxottica ad Agordo, in provincia di Belluno, una delle aree a più alta densità di occhialerie artigianali. Partì come fornitore per terzi, ma nel 1971 decise di produrre e vendere occhiali a marchio proprio, integrando verticalmente la produzione e la distribuzione. Questa strategia fu rivoluzionaria per il settore.
Negli anni successivi, Luxottica crebbe esponenzialmente, sia internamente sia grazie a una lunga serie di acquisizioni strategiche: tra queste, Ray-Ban nel 1999, Oakley, e la catena americana LensCrafters. La quotazione alla Borsa di New York (1990) e poi a Piazza Affari (2000) consacrò il gruppo come colosso globale.
Il grande merito di Del Vecchio fu soprattutto la sua visione strategica, improntata a un approccio industriale e concreto che gli permise di comprendere le potenzialità di un modello di business integrato a monte e a valle nel suo settore.
Cristina Fogazzi: community e imprenditoria digitale dall’Estetista Cinica a VeraLab
In questa giornata mondiale dell’imprenditore vogliamo sottolineare le tante donne che hanno deciso di fare impresa, per questo portiamo l’esempio di Cristina Fogazzi.
Cristina nasce a Sarezzo, in provincia di Brescia, nel 1974. Dopo un percorso professionale lontano dai riflettori, apre un centro estetico a Milano nei primi anni 2000. L’elemento di discontinuità nella sua storia fin qui comune arriva con un’intuizione comunicativa: trasformare l’estetista in una figura diretta, autoironica e autentica, rompendo gli schemi tradizionali del settore beauty, ingabbiato dagli stereotipi e dai modelli irrealistici. Così nasce l’Estetista Cinica, il personaggio con cui Cristina comincia a comunicare sui social, senza filtri e con un linguaggio che parla direttamente alle donne, smascherando falsi miti e approcci irrealistici alla cura del corpo.
Nel 2015, con una fanbase ormai consolidata, Cristina lancia il brand di cosmetici VeraLab. Il progetto parte con pochi prodotti venduti online, ma incontra subito il favore del pubblico, proprio grazie alla forte relazione di fiducia costruita con la community. La spinta di VeraLab è nella credibilità, nella trasparenza e nella capacità di intercettare i desideri reali delle consumatrici, che vengono fatte sentire protagoniste attive del brand.
Dal 2017 al 2022, VeraLab cresce in modo esplosivo: da una realtà artigianale diventa un’azienda con oltre 70 milioni di euro di fatturato annuo, centinaia di dipendenti, uno shop online e una rete di negozi fisici nelle principali città italiane.
La storia di Cristina Fogazzi è emblematica del potenziale dell’imprenditoria digitale, soprattutto per le donne aspiranti imprenditrici, e del potere di una community ben costruita e di una voce autentica e riconoscibile.
La Piadineria di Pierantonio Milani e Franco Beccaria: un modello di scalabilità
La storia de La Piadineria nasce nel 1994 a Brescia da un’idea di Pierantonio Milani e Franco Beccaria, due amici con background differenti ma complementari: uno con esperienza nella ristorazione e l’altro nella gestione aziendale. Il progetto iniziale è semplice: proporre la piadina romagnola in una versione moderna, con ingredienti di qualità, servita in tempi rapidi ma senza rinunciare alla cura artigianale del prodotto.
Il primo punto vendita apre a Brescia in via Tosio: un piccolo locale, quasi una bottega, che incontra da subito il favore del pubblico e permette di aprire in breve tempo altri negozi in città.
Negli anni Duemila, Milani e Beccaria iniziano a replicare il modello in altri punti vendita, prima in Lombardia e poi nel resto d’Italia. Il vero salto arriva però nel 2013, quando l’azienda viene acquisita dal fondo di private equity Taste of Italy di DeA Capital. Questo ingresso consente di strutturare il piano industriale e accelerare l’espansione in modo professionale, con aperture mirate nei centri commerciali, nei centri storici e nelle stazioni ferroviarie.
Nel 2017, l’ingresso di Permira (altro fondo di investimento internazionale) consolida la crescita, portando La Piadineria a superare i 400 punti vendita in Italia e ad avviare l’espansione anche all’estero.
Nel passaggio da artigianale a industriale, i due fondatori hanno saputo costruire una struttura manageriale solida, affidandosi a partner finanziari ma senza snaturare l’identità del prodotto e del brand. Oggi La Piadineria è un gruppo da oltre 100 milioni di euro di fatturato, con un’organizzazione efficiente, una forte brand awareness e una customer base fidelizzata. Abbiamo visto tre esempi di imprenditoria italiana molto diversi fra loro, che forniscono un assaggio della varietà di strategie e percorsi che possono portare al successo.
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