Le elezioni europee tenutesi dal 6 al 9 giugno 2024 hanno visto un parziale cambiamento nella composizione del Parlamento europeo, che ha appena concluso la prima sessione della nuova legislatura (13-19 luglio). L’accordo per la rielezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea è stato raggiunto, nonostante il leggero spostamento a destra del Parlamento. In questo articolo approfondiamo i risvolti delle elezioni su finanza e transizione ecologica, due temi in cui la direzione del Parlamento europeo può essere decisiva per i singoli Stati membri.
Il nuovo Parlamento europeo
Le elezioni europee hanno visto crescere il Partito Popolare Europeo (+2,1%), già storicamente maggioritario, e il gruppo Riformisti e Conservatori (+3,2%), determinando un modesto avanzamento di destra e centro-destra rispetto al blocco di sinistra. In quest’ultimo, infatti, tutti i gruppi politici hanno visto scendere le proprie percentuali, tranne Sinistra, che è rimasto stabile. Sono nati, inoltre, nuovi gruppi di estrema destra, di cui quello che suscita più timori di destabilizzazione è Patrioti per l’Europa, promosso dal presidente ungherese Orbán.
Non sono emersi comunque i numeri per una maggioranza sbilanciata verso destra, quindi la coalizione tra popolari, socialisti e liberali continuerà a guidare i lavori del Parlamento e della Commissione europei, ma si dovrà collocare in un’ottica di mediazione e bilanciamento tra le due ali.
Un possibile cambio di rotta sulla transizione ecologica?
La nuova legislatura europea è quella che condurrà l’Unione fino alle soglie del 2030, anno chiave per gli obiettivi della lotta al cambiamento climatico. Tra i gruppi che hanno perso più seggi in queste elezioni europee c’è quello dei Verdi, dato che riflette un calo d’interesse per i temi green e una certa ostilità da più parti sociali verso i provvedimenti motivati con le ragioni del clima e dell’ambiente.
Il timore diffuso all’indomani delle elezioni era che il Green Deal europeo potesse perdere ambizione e procedere con politiche meno stringenti: è già successo, per esempio, con le modifiche alla Nature Restoration Law, che peraltro è stata approvata per un soffio di voti.
Il ruolo decisivo dei Verdi per la rielezione di Ursula Von der Leyen, in assenza dell’appoggio dell’estrema destra alla presidentessa uscente, però, sembra aver fatto da contrappeso a quella perdita di voti appena citata. La promessa alla base del sostegno dei Verdi, infatti, è stata quella di garantire il Green Deal.
È possibile, allora, che la strada della transizione ecologica modifichi solo in parte la sua rotta, cercando di bilanciare maggiormente le esigenze ambientali con quelle economiche: tra le iniziative chiave emerse dalle priorità dichiarate da Von der Leyen, per esempio, figura un nuovo Clean Industrial Deal per incentivare la decarbonizzazione e la crescita industriale allo stesso tempo.
I programmi dei gruppi europei sulla transizione ecologica
I gruppi politici dell’ala sinistra nei loro programmi hanno sostenuto fortemente il Green Deal, richiedendo addirittura l’anticipazione del raggiungimento della neutralità climatica al 2040 e concentrandosi soprattutto sui suoi risvolti sociali.
Il gruppo del Partito Popolare Europeo, invece, propone di mantenere gli obiettivi già fissati e di concentrarsi piuttosto sui risvolti del Green Deal sull’industria. In particolare, il centro-destra moderato che rappresenta il gruppo più nutrito nel Parlamento europeo fa leva sul concetto di neutralità tecnologica, ovvero sull’utilizzo di un mix di tecnologie per ridurre le emissioni di CO2, anziché focalizzarsi solo sulle energie rinnovabili e l’elettrico e sull’introduzione di divieti. Questo concetto è anche quello su cui punta molto Von der Leyen per trovare un equilibrio con la destra e l’estrema destra.
Le destre conservatrici (Conservatori e Riformisti Europei e Identità e Democrazia), infatti, propongono di fare marcia indietro su alcuni obiettivi che ritengono troppo onerosi da perseguire.
Lo scenario, quindi, sembra salvaguardare almeno quanto stabilito finora nel Green Deal, dato che la maggior parte delle forze politiche concorda sul non intaccare la regolamentazione già approvata. Tutti i gruppi, inoltre, tranne gli estremi di Sinistra e Conservatori e Riformisti Europei, sono concordi nell’aumentare il ricorso alle energie rinnovabili.
Il nucleare è uno dei temi più controversi: solo i gruppi di destra e centro-destra sostengono l’aumento degli investimenti della ricerca sul nucleare, mentre gli altri o evitano di parlarne o si oppongono a esso.
La direzione dell’Europa in materia di finanza
Un elemento in comune a gran parte dei gruppi politici europei è la richiesta di maggiori investimenti per sostenere le imprese e far crescere l’economia. Ma da dove dovrebbero arrivare questi investimenti? Sia a destra sia a sinistra, sono in molti a sostenere l’intervento pubblico, posizione presente anche al centro, dove tuttavia si accosta all’idea di stimolare anche gli investimenti privati. Mediamente, infatti, in Europa i cittadini investono ancora poco nei mercati finanziari, e aumentare questo flusso potrebbe stimolare la crescita delle imprese.
Von der Leyen sembra allineata con queste richieste, infatti ha promesso di “massimizzare gli investimenti pubblici e mobilitare capitali privati riducendo i rischi a questi associati”, oltre a misure per semplificare l’accesso agli stessi, e anche un particolare sostegno alle imprese innovative. La presidentessa della Commissione ha anche sottolineato come sia fondamentale per l’Unione Europea essere sempre più unita, non solo a parole ma nei fatti e nelle dinamiche funzionali, respingendo le forze centrifughe che reclamano più autonomia per i singoli Stati membri.
La direzione in materia di finanza, allora, vuole essere quella di rafforzare il mercato unico europeo e facilitare la circolazione di capitali all’interno dell’Unione. Questa direzione rispecchia la posizione di più gruppi politici (dai Popolari ai Verdi) che ritengono urgente l’implementazione di servizi bancari e finanziari comuni tra gli Stati membri, per snellire tutte le operazioni transnazionali.
L’obiettivo dichiarato è quello di “sfruttare l’ingente patrimonio dei risparmi privati in Europa per investire nell’innovazione e nella duplice transizione pulita e digitale”. Restano prioritari, quindi, anche gli investimenti green cari ai Verdi e alla Sinistra, che chiedono di continuare a regolamentare la finanza per indirizzarla verso investimenti con un impatto ambientale e sociale positivo e frenare la speculazione a breve termine attraverso la tassazione.
Non sembra esserci molto spazio, quindi, per le posizioni dei gruppi dei Conservatori e Riformisti Europei e di Identità e Democrazia, che caldeggiano la riduzione degli investimenti pubblici dell’Unione Europea a favore della transizione energetica, sostenendo che debba essere il mercato a occuparsene in modo autonomo. Generale e condivisa è comunque la linea di evitare misure di austerità.
Questi i possibili risvolti su finanza e transizione ecologica in Europa. Continueremo a monitorare l’andamento dei lavori del nuovo Parlamento, nel frattempo scopri gli altri articoli sul nostro blog e resta aggiornato/a su finanza alternativa, crowdfunding e investimenti!