Cosa succede dopo l’equity crowdfunding? Questo strumento può sostenere non solo le aziende high-tech digitali, ma anche le aziende manifatturiere che investono nell’innovazione. Il settore manifatturiero è infatti uno dei più significativi per l’economia italiana, ma ha bisogno di innovazione per rimanere competitivo. Le novità, inoltre, devono fare i conti con la sostenibilità, attuale imperativo per tutte le industrie, che impone investimenti importanti in ricerca e sviluppo.
È la sfida accolta da Socopet, azienda di packaging plastico al 100% riciclabile o proveniente da materiale riciclato, biodegradabile e compostabile, che ha puntato tutto sull’applicazione della tecnologia ai materiali plastici per renderli più sostenibili ed efficienti. Nel 2023 Socopet ha concluso con successo una campagna di equity crowdfunding su Opstart, raccogliendo capitali determinanti per sostenere la crescita dell’azienda, come ci racconta il founder Marco Petrini in questa intervista, che traccia un bilancio del percorso compiuto da quell’esperienza a oggi.
Ciao Marco, grazie per il tuo tempo. Per chi non era ancora con noi ai tempi della vostra raccolta, ci racconti chi è Socopet e di che cosa si occupa?
Socopet è un’azienda (prima startup innovativa e ora PMI Innovativa) che produce e vende imballaggi soffiati in plastica (vasi e bottiglie). Socopet nasce con l’idea di produrre soltanto imballaggi 100% riciclabili, oppure provenienti da plastica riciclata (PCR – seconda vita) o realizzati con materiali biodegradabili e compostabili. Questo claim ci ha accompagnato sin dalla fondazione di Socopet nel 2015 e ancora oggi guida tutte le nostre scelte produttive. Ma Socopet è anche la detentrice di know how e brevetti unici come Socojars® o SAF® per il settore alimentare e farmaceutico.
Socojars® è una tecnologia che permette di abbinare al materiale PET performance di barriera all’ossigeno e resistenza al calore tali da renderlo un ideale sostituto di materiali meno ecosostenibili come vetro, alluminio, Tetrapak ecc. Grazie a questa tecnologia (a cui dal 2024 si è aggiunta R-SocoJars®, ossia stesse performance ma partendo dal 100% di PET riciclato), Socopet è diventata il primo produttore italiano di bottiglie squeezable per il settore delle salse con oltre 20 milioni di bottiglie prodotte all’anno. Con il brevetto SAF®, invece, contiamo di entrare finalmente anche nel mondo delle passate di pomodoro, che per difficoltà tecniche legate alle peculiarità del prodotto sino a ora ci era precluso.
Questo impegno verso l’ecosostenibilità non è passato inosservato e abbiamo anche ricevuto due premi Prevenzione del Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) riservati alle aziende con un particolare atteggiamento volto al rispetto dell’ambiente. Nel 2024 Socopet ha prodotto oltre il 60% dei propri prodotti con all’interno del materiale riciclato. Oltre alla crescita fisiologica, Socopet è cresciuta anche con due acquisizioni mirate volte a un’integrazione orizzontale della società sul mercato. Il tutto ci ha portati in soli 10 anni ad arrivare a un giro di affari di circa 9 milioni di euro.
Cosa succede dopo l’equity crowdfunding: nel 2023 avete chiuso positivamente una campagna raccogliendo oltre 500.000 euro. Cosa vi ha spinto a scegliere questo strumento di finanziamento e che bilancio fate oggi dell’esperienza?
In realtà si è trattato della nostra terza campagna di equity crowdfunding. La prima si era tenuta nel lontano 2017 quando eravamo una piccolissima realtà, e ci aveva permesso di stabilire un piccolo record: la prima industria manifatturiera a ricorrere al crowdfunding.
Poi la seconda nel 2021 e infine l’ultima campagna nel 2023. Ho sempre ritenuto la crescita per aumenti di capitale uno strumento migliore rispetto al ricorso alla sola mera leva finanziaria. Anche se questo comporta una diluizione delle quote del fondatore o un cambio di atteggiamento della società in direzione di quello di una “public company”, ritengo che i vantaggi siano decisamente superiori agli svantaggi. Non mi riferisco solo al lato soci, che possono subito godere di un vantaggio fiscale pari al 30% dell’investito che riduce notevolmente anche il rischio di investimento, ma anche al fatto che la società può contare su di una visibilità decisamente positiva sia prima, sia durante che dopo la campagna. Una pubblicità per la quale in altri contesti avrebbe dovuto pagare. Senza contare la buona vetrina sul mercato di cui, nei giorni della campagna, la società può godere. Infine, ultimo ma non per importanza, il fatto che l’imprenditore/fondatore può contare su di un network di soci veramente vasto all’interno della propria compagine societaria (a oggi Socopet può contare su circa 150 soci) che garantisce un potenziale accesso ad ambiti altrimenti preclusi. E il socio non fa un favore all’imprenditore, ma anche a se stesso.
Potrei veramente citare tantissime occasioni in cui, grazie alle conoscenze di alcuni soci, siamo riusciti a sederci a tavoli altrimenti non avvicinabili, sia nell’ambito dei clienti, sia in quello dei fornitori (per non parlare di banche o altre società di servizi).
Cosa succede dopo l’equity crowdfunding: come avete utilizzato i capitali raccolti e quali risultati aziendali concreti avete raggiunto da allora?
I capitali raccolti sono serviti da un lato per continuare ad alimentare la crescita societaria legata a nuovi progetti/contratti, dall’altra per ultimare la fusione societaria tra Socopet e una società (la Nuova Socoplas) di cui la Socopet deteneva già il 100%. Si tenga presente che in 10 anni (2015-2024) Socopet ha avuto un tasso medio di crescita di fatturato annuo pari a 78,3%. E la cosa piacevole è che non ha nessuna intenzione di rallentare.
Come si coniugano innovazione tecnologica e attenzione alla sostenibilità nella vostra attività?
Socopet de facto ha origine proprio da questo connubio. Come detto in precedenza, Socopet nasce con l’idea di industrializzare la nostra tecnologia Socojars® senza però tradire la filosofia di rispetto dell’ambiente che è scritta proprio nelle fondamenta dell’azienda. Si può quindi dire che l’idea stessa di Socopet è quella di industrializzare un’innovazione tecnologica, senza per questo piegarsi alle scorciatoie tipiche del settore industriale. Oggi possiamo senza dubbio asserire che questo modello di business (da molti definito quasi “accademico” all’inizio della nostra avventura) non solo funziona, ma abbiamo proprio visto molti nostri competitor seguirci in questo cammino, per cui possiamo essere orgogliosi di aver segnato un po’ la via… quando non era ancora così chiara!
Guardando al futuro: quali obiettivi ha Socopet dopo il crowdfunding e quali sfide vedete nel vostro settore?
Cavallo vincente non si cambia: il nostro modello di business al momento funziona e quindi vogliamo assolutamente proseguire su questa strada. Oltre alla crescita per nuovi progetti/clienti, possiamo dire che ci stiamo guardando intorno anche per eventuali nuove acquisizioni strategiche. Le due società acquisite negli scorsi anni ci hanno portato a sinergie commerciali che si sono tradotte in veri e propri volani per le nostre vendite. Forti di questi successi, vorremmo ripetere queste esperienze puntando ad acquisire ulteriori aziende del settore.
Quale consiglio daresti a un imprenditore o a una imprenditrice che voglia approcciarsi al crowdfunding?
Di non reputarlo uno strumento relegato a sole micro-attività tecnologiche, ma di realizzare invece che è un prezioso strumento per la crescita di tanti tipi di attività. Finanziare la propria attività con aumenti di capitale, inoltre, porta a un irrobustimento dei mezzi propri (patrimonio netto) che rende la società non solo più solida ma anche più credibile sul mercato (con un accesso facilitato anche al credito in un secondo tempo). Ma oltre all’aspetto puramente di reperimento fondi, il crowdfunding è importante a livello referenziale, crea connessioni e network che accompagnano in modo costruttivo la vita aziendale, permettendo anche a realtà medio-piccole di avere accesso a tavoli che normalmente non sarebbero alla loro portata.
Infine, non va dimenticata la visibilità che una campagna di crowdfunding può generare e che la società può sfruttare per generare un’immagine nuova, giovane e soprattutto internazionale del proprio business. Chiudo dicendo che anche la comunicazione periodica che una “public company” comporta non la si deve vedere come uno “scotto” da pagare per avere accesso ai capitali di cui sopra, ma al contrario porta l’amministratore/imprenditore a confrontarsi regolarmente con i propri soci. E questo rappresenta una specie di costante verifica del proprio operato, che ogni imprenditore dovrebbe fare.
Cosa succede dopo l’equity crowdfunding, quindi? Nel caso di Socopet, questo strumento è stato importante per portare avanti la propria crescita e i propri progetti. Come sempre… dipende tutto dall’uso che se ne fa.
Scopri le campagne ora live su Opstart e i prossimi casi di successo!