Il work for equity è un’opzione intelligente e flessibile per remunerare il lavoro dei collaboratori di un’azienda in una forma diversa rispetto alla retribuzione in denaro. Questo strumento, infatti, permette di attrarre competenze strategiche e collaboratori qualificati offrendo quote societarie come compenso o parte del compenso.
È un meccanismo molto apprezzato dalle startup, che spesso hanno risorse finanziarie scarse per remunerare i collaboratori, e può tornare utile anche per chi fa equity crowdfunding. Approfondiamo che cos’è il work for equity e come funziona nell’ordinamento italiano.
Cosa significa work for equity
Work for equity significa letteralmente “lavorare in cambio di equity”, cioè di una partecipazione nel capitale sociale di un’impresa.
In pratica, si tratta di un meccanismo che consente a una società di remunerare consulenti, collaboratori o fornitori attraverso l’assegnazione di azioni o quote o altri tipi di strumenti finanziari partecipativi al posto del pagamento in denaro.
È una forma di compenso alternativo, molto diffusa nel mondo anglosassone e sempre più usata anche in Italia, soprattutto nelle fasi iniziali della vita di un’impresa, quando la liquidità è scarsa ma la prospettiva di crescita è alta.
Il quadro normativo in Italia
Il work for equity è previsto e regolamentato in Italia dalla Legge n. 221/2012, che ha introdotto lo status giuridico delle “startup innovative”, e successive modifiche normative. Attualmente, le disposizioni principali si applicano a due categorie di imprese:
- Startup innovative
- PMI innovative.
Entrambe possono emettere strumenti finanziari partecipativi (SFP) o assegnare quote/azioni a soggetti terzi, anche non soci, in cambio di prestazioni lavorative o professionali non soggette a vincolo di subordinazione. Per dipendenti e lavoratori si parla genericamente di “piano di incentivazione” e non di work for equity, perché per loro il regime fiscale è diverso e inoltre le quote non possono costituire l’intera remunerazione.
Per fare work for equity, startup e PMI devono prevedere la possibilità nello statuto e seguire l’iter seguente.
- Predisposizione di un piano di incentivazione, con un documento che stabilisce in modo preciso a chi verranno assegnate le quote, in che quantità e a quali condizioni, formalizzato e deliberato dagli organi competenti della società.
- Accordo tra le parti: si definisce il valore del lavoro o servizio prestato e il corrispondente valore delle quote societarie da assegnare, attraverso una perizia.
- Delibera dell’assemblea: la società deve deliberare l’assegnazione di quote già esistenti o l’aumento di capitale per l’emissione di quote a favore del singolo collaboratore.
- Nel primo caso, la società deve aver precedentemente autosottoscritto delle quote o aver acquistato delle quote dai soci con lo scopo assegnarle in un piano di incentivazione.
- Nel secondo caso, si fa un aumento di capitale e si emettono nuove quote.
- Una terza opzione è l’emissione e la cessione di Strumenti Finanziari Partecipativi.
- Registrazione: le quote assegnate vengono registrate nel Registro delle Imprese e nel libro soci.
I vantaggi
Il vantaggio principale del work for equity è la possibilità di evitare una parte delle uscite di cassa per la remunerazione dei collaboratori e di ottimizzare quindi le risorse finanziarie rispondendo al contempo alla necessità di accedere a risorse professionali.
In secondo luogo, il work for equity genera una forte fidelizzazione nei collaboratori, incentivando l’impegno, perché chi possiede quote dell’azienda beneficia in prima persona del miglioramento delle performance aziendali.
Un altro dei motivi principali per cui il Work for equity è interessante, poi, riguarda la fiscalità.
- Esenzione da contribuzione e imposizione fiscale: per i collaboratori che ricevono le quote o azioni non c’è tassazione al momento dell’assegnazione.
- Tassazione differita: le imposte si applicano solo al momento dell’eventuale cessione delle quote, come tassazione sulle plusvalenze.
Questo rende lo strumento molto più conveniente rispetto, per esempio, a un normale compenso soggetto a IRPEF e contributi.
Work for equity e crowdfunding
L’equity crowdfunding prevede la collocazione di quote societarie dell’azienda presso una moltitudine di investitori. Il work for equity può essere uno strumento complementare in una campagna di equity crowdfunding sotto diversi punti di vista.
- Una società che mostra di aver coinvolto professionisti e consulenti attraverso il work for equity manda un segnale importante ai potenziali investitori: ci sono professionisti competenti che hanno creduto nel progetto al punto da dedicarvi il proprio lavoro senza una remunerazione immediata e da spendervi la propria immagine. Questo può aumentare la fiducia dei potenziali investitori e incentivare la raccolta di capitale.
- Per le startup può essere anche un modo per accedere al supporto professionale di consulenti come avvocati, commercialisti o esperti di marketing, utile per preparare una campagna di equity crowdfunding nel modo corretto e più efficace.
In conclusione, attraverso il work for equity è possibile proporre a stakeholder con cui si ha già un rapporto professionale di partecipare alla società acquistando quote a condizioni privilegiate come parte di un nuovo e più favorevole contratto di collaborazione. Ma è anche possibile trovare collaboratori, partner o fornitori nuovi facendo una lead generation mirata verso queste categorie di persone e proponendo di partecipare alla società per avviare un rapporto professionale o di partnership a condizioni privilegiate.
Il work for equity, quindi, è uno strumento strategico di business e di pianificazione finanziaria, che può tornare molto utile alle imprese ma deve rispettare precise norme e condizioni, da verificare accuratamente con dei professionisti per gestire tutta l’operazione nel modo corretto.
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